A partire dell’incipit del Carlo Braccesco, il presente saggio indaga alcuni degli intrecci attraverso i quali Roberto Longhi si è fatto memoria attiva in vari scrittori del Novecento. Scrittore e maestro di scrittori, Longhi ha agito sia attraverso tratti stilistici sia attraverso un “occhio” e un sentimento delle cose che ne hanno reso talmente indimenticabile la lezione da permettere di parlare di una “funzione Longhi” nel corso della seconda metà del secolo trascorso. Sintomatica la coincidenza, per esempio, a partire da differenti versioni – tra Mario Soldati, Giorgio Bassani, Giovanni Testori –, di aneddoti dalle risonanze “proustiane”. Da questo e da altri riscontri è possibile aggiungere un capitolo nuovo alla cospicua bibliografia ...